mercoledì 3 agosto 2022

Io chi voglio diventare

 

Rientro in appartamento e mia figlia più grande mi avvisa che proprio davanti casa c’è una situazione molto insolita.

Una persona si trova sopra il cofano di un’auto e una donna cerca di farlo scendere, inoltre l’autista ha spostato l’auto un paio di volte con la persona sopra.

Mia figlia è turbata, la rassicuro e dopo aver visto dal balcone la scena vado a controllare di persona.

Mentre mi incammino, prego dentro me stessa chiedendo agli angeli di assistermi di portare sollievo e risoluzione senza in nessun modo aggravare la già precaria situazione.

In mano porto il telefono, da poco mi è arrivato quello nuovo, speriamo resista per tanti anni, non sono riuscita a passare quasi niente dei vecchi dati che avevo.

La situazione si svolge proprio davanti al palazzo dove siamo in vacanza al mare per qualche giorno.

La nonna è andata in spiaggia con Aronne in modo che non vedesse ciò che stava accadendo, invece Ella e Amo sono in appartamento che mi aspettano con Isa e Ago, per poi uscire anche loro.

Arrivo all’auto e chiedo cosa c’è che non va.

Un ragazzo è seduto sul cofano dell’auto che urla ad una donna lì vicino che lo prega di scendere e di smettere di gridare.

La donna è la madre.

Il ragazzo è in uno stato evidente di grande rabbia. Lamenta che la sua infanzia è stata orribile, che i genitori non l’hanno amato e non lo amano, mi ha elencato tutte le mancanze dei genitori, le fragilità e i limiti senza nessun ritegno.

La mia unica risposta è stato dirgli di trovarsi un lavoro ed uscire di casa se non si trovava bene in quell’ambiente. Questa cosa gli e l’ho ripetuta più volte, chiedendogli di finire di fare quel teatro perché i miei bambini e  molte altre persone, si stavano spaventando a vedere una scena simile.

Con la madre, sono bastati pochissimi attimi per capirci, ho letto tutto il suo dolore, la sua fatica e quanto si sentisse in difficoltà.

Il padre è sceso quasi subito dall’auto per allontanarsi e portarsi le chiavi della stessa con se, per sicurezza.

All’interno della vettura c’era un’altra persona, una giovane ragazza: la sorella, più piccola di un solo anno, che cercava di “nascondersi” evidentemente turbata da tale scena.

La madre mi accenna che erano appena scappati dal mare perché il ragazzo, Andrea, si era messo a fare una sceneggiata e loro si vergognavano di tale situazione.

Fermate i giudizi!!!

Qui non c’è nessun carnefice e nessuna vittima.

Con Andrea non si riusciva a comunicare perchè era completamente preso dalla sua rabbia, ho chiesto alla madre di allontanarsi con me di pochi passi per fare due parole tra noi e subito il ragazzo è sceso dall’auto inseguendoci e cercando ancora attenzioni.

Alla madre ho comunicato tutta la mia solidarietà in una situazione di grande fatica e dolore, al padre lo stesso ho fatto tanti auguri ed ho detto di farsi coraggio.

Piano piano mi sono allontanata e loro sono rimontati in auto e poi sono ripartiti.

La situazione è così rientrata.

Tornata in casa ho parlato con i miei figli più grandi, ho raccontato loro ciò che era successo. Soprattutto ho cercato di raccontargli le mie emozioni nel vivere per un attimo una situazione tanto difficile e tanto diversa dalla mia.

Ho raccontato loro cos’ho letto negli occhi di quella madre ed ho cercato di filtrare il padre che spesso non viene compreso e spesso appare lontano, assente ma invece cerca di fare quello che può allontanandosi per ridurre le tensioni e spezzare un equilibrio magari malsano.

Ho parlato molto di questo ragazzo di ventun anni che dopo poche parole ho compreso avesse delle “fatiche”. La fatica che lo rendeva così irritabile, così strano e teatrale in ricerca di continue conferme d’affetto era il fatto di non accettare i limiti dei suoi genitori e di restare fermo nel passato.

Questo Andrea, siamo tutti noi che in maniere differenti ci fermiamo al passato criticando ciò che altri hanno fatto e soprattutto hanno sbagliato e non vogliamo vedere ciò che ORA NOI POSSIAMO FARE/ CAMBIARE.

 


Questo post finisce qui con un amaro in bocca e con la consapevolezza che l’altro sono io.

Il mio mantra o giaculatoria come preferite chiamarla è:

IO SONO TE

TU SEI ME

NOI SIAMO AMORE

Bea

 Ci trovare anche in Instagram come: https://www.instagram.com/voceesilenzio/   voceesilenzio

Nessun commento:

Posta un commento